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Chi siamo

Il Forum è nato dalla giornalista Marilù Mastrogiovanni ed è organizzato da Giulia Giornaliste e dalla cooperativa IdeaDinamica, con l’obiettivo di “creare ponti, abbattere muri: promuovere una riflessione sul giornalismo delle giornaliste investigative, come presidio di Democrazia, dunque di Pace”.

Contatti

FNSI e Assostampa Puglia danno il loro contributo al Forum, affrontando temi scottanti

di Francesca Rizzo

Manifestazioni come il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo sono anche occasioni per stabilire un dialogo costruttivo tra i diversi attori coinvolti nel mondo dell’informazione. Da questo punto di vista, ha significato molto la presenza, tra i relatori, di tre colleghi impegnati da tempo nella tutela delle giornaliste e dei giornalisti in Italia: Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti, rispettivamente Segretario nazionale e Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, e Bepi Martellotta, Presidente di Assostampa Puglia.

Raffaele Lorusso, segretario FNSI
Raffaele Lorusso, segretario FNSI

Proprio alla luce dell’esperienza istituzionale oltre che professionale, hanno fornito un quadro ben poco edificante riguardo il giornalismo italiano. “C’è un dato allarmante – sostiene Lorusso – quello del numero di colleghi che vivono sotto scorta perché sono minacciati dalla criminalità, e sono finiti nel mirino della criminalità perché si sono permessi di illuminare periferie del malaffare che, a giudizio di chi in quel malaffare ci sguazza, dovevano restare al buio”. Il tentativo di fermare il lavoro di questi cronisti si muove su un filo sottile, quello della legalità: alle intimidazioni esplicite si accompagnano infatti azioni che, seppur consentite dalla legge, sono utilizzate ad arte per ostacolare ed intimidire chi ne è oggetto.

FNSI si costituirà parte civile nei processi avviati da querele temerarie. Serve un fronte coeso e una riforma della legge sulla diffamazione

Frequente è il ricorso alle querele temerarie, “un fenomeno molto italiano”, afferma ancora Lorusso, ben diverso dal legittimo ricorso alla querela per diffamazione: nel 2015, come denunciato dal dossier di Ossigeno per l’informazione, il 90% delle querele contro giornalisti si è risolto in un nulla di fatto perché basato su accuse vuote, volte solo a spaventare chi ne era oggetto. Da tempo si chiede un aggiornamento della normativa, che preveda provvedimenti severi per chi opera “un’aggressione all’articolo 21 della Costituzione”, come la definisce Beppe Giulietti.

Beppe Giulietti, presidente FNSI
Beppe Giulietti, presidente FNSI

Oltre a chiedere un intervento delle istituzioni, però, serve anche sollecitare la mobilitazione dei colleghi giornalisti nel formare una scorta mediatica a sostegno di chi viene minacciato: in più casi la mancanza di solidarietà si è avvertita innanzitutto nel proprio ambiente di lavoro. “Ogni volta che uno viene attaccato, e si attacca un diritto generale – osserva Giulietti – anche prendere carta e penna e dire: «Oggi sto con Marilù, e domani con Luciana», è una straordinaria testimonianza civile”.

 

Marilù Mastrogiovanni e Luciana Esposito sono due delle tantissime colleghe minacciate nel loro essere giornaliste, ma soprattutto donne. La riflessione dei tre ha toccato inevitabilmente anche il tema del genere, un’aggravante per chi ha scelto un mestiere così pericoloso. Bepi Martellotta ritiene che sia necessario riflettere sull’approccio culturale proprio della nostra società, un approccio che spinge a considerare normale un’espressione come “La Boldrini convoca i capigruppo di Montecitorio” ed anomala “Il Renzi convoca i ministri”. “C’è qualcosa che non funziona – sottolinea Martellotta -, eppure ogni giorno sui giornali usciamo così”.

Bepi Martellotta, segretario Assostampa
Bepi Martellotta, segretario Assostampa

Riflettere sul linguaggio di genere, allora, è riflettere anche sulla violenza che si esplica proprio attraverso quel linguaggio: “Chi per mestiere usa le parole, e deve giocare ogni giorno con le parole, non può dimenticare che, come diceva San Paolo, le parole sono pietre”, nota Lorusso.

Una barriera per fermare queste pietre, nei tribunali, giunge dalla decisione dei vertici FNSI di costituirsi parte civile nei processi in difesa dei giornalisti minacciati, per formare un fronte coeso contro chi tenta di frenare la libertà d’informazione, facendo leva anche sulla presunta vulnerabilità delle giornaliste: “In quanto donna – ricorda Giulietti, con amara ironia – è ancora più grave che tu ti permetta di disonorare l’onorata società, tu che dovresti essere debole e dovresti avere paura perché hai dei figli”.

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Mario Maffei

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