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La giornalista arrestata con l’accusa di appartenenza a un gruppo terroristico armato e rilasciata dopo 4 ore. L’Osservatorio: “Stop all’accanimento delle autorità turche”

 

L’hanno arrestata, ancora una volta, mentre era a casa, nella sua Diyarbakir: il 3 giugno scorso Nurcan Baysal è stata prelevata da agenti antiterrorismo della polizia turca, che l’hanno accusata di far parte di un gruppo terroristico armato. La giornalista e attivista, che dal 2012 denuncia le sistematiche violazioni dei  diritti umani contro i Curdi in Turchia, ha fatto sapere di essere stata rilasciata dopo 4 ore, di essere ora al sicuro in casa, ma l’ennesimo atto di intimidazione da parte delle autorità turche ha spinto l’Observatory for the Protection of Human Rights Defenders ad un appello urgente pubblico, per dire basta ai continui attacchi contro Baysal.

“L’intenzione – scrive l’Osservatorio – era di trattenere in arresto Baysal fino al 10 giugno, fino cioè al ritorno dalle vacanze del pubblico ministero che aveva ordinato l’arresto. Dopo tre ore di detenzione, sotto pressioni internazionali, gli agenti hanno condotto Baysal dal pm di turno, il quale non conosceva le ragioni dell’arresto, ha riconosciuto che il fascicolo di Baysal risaliva agli anni 2010-2012, e che non aveva idea del perché fosse stato riaperto, quindi ha deciso di rilasciarla. Gli avvocati di Baysal hanno detto che l’accusa non ha dato loro ulteriori dettagli sui capi d’imputazione. Si presume che il pm che ha ordinato l’arresto prenderà una decisione sul caso dopo il 10 giugno”.

 

L’arresto del 3 giugno è solo l’ultimo di una serie di attacchi diretti e indiretti a Baysal, da parte sia delle autorità turche, sia dei colleghi giornalisti, appartenenti a testate di regime. A febbraio di quest’anno l’attivista era stata assolta dall’accusa di incitamento all’odio, che le era costata un altro periodo di detenzione, dopo il blitz della polizia nella sua casa, in piena notte. In quel caso, le ad essere contestati erano cinque tweet contro l’operazione “Ramoscello d’ulivo”, nella zona di Afrin. Un anno prima era stata invece condannata per aver criticato le operazioni militari ordinate dal governo nella città curda di Cizre: secondo l’accusa, avrebbe “umiliato le forze di sicurezza turche”. La condanna a 10 mesi di carcere è stata sospesa dalla Corte, che, riporta ancora l’Observatory for the Protection of Human Rights Defenders, “ha deciso che non ci sarebbe stata nessuna punizione, a condizione che la giornalista non umiliasse più le forze di sicurezza turche nei cinque anni a seguire”.

Ad aprile di quest’anno Nurcan Baysal era intervenuta al Summit per i Diritti umani e la Democrazia, a Ginevra. “Al suo ritorno in Turchia – riferisce l’Observatory – il discorso che aveva pronunciato è stato riportato dai media governativi, ed è stato reso pubblico che Nurcan Baysal, a Ginevra, ha accusato il governo turco di aver ucciso civili, aver definito lei stessa una bugiarda, traditrice e sostenitrice del PKK”. Accuse che hanno portato Baysal e i suoi legali hanno deciso di querelare i media coinvolti.

 

// L’APPELLO DELL’ OBSERVATORY FOR THE PROTECTION OF HUMAN RIGHTS DEFENDERS

La condanna dell’Osservatorio verso il governo turco è netta: “l’arresto arbitrario di Nurcan Baysal – si legge nell’appello – sembra essere mirato solo a punirla per le sue attività a favore dei diritti umani”. L’organizzazione “rivolge un appello alle autorità turche, perché mettano fine a tutti gli atti di molestia, compresi quelli giudiziari, contro Baysal e tutti i difensori dei diritti umani in Turchia”.

 

Per condividere l’appello, chiunque può “scrivere alle autorità turche chiedendo loro di:

  • Garantire in ogni circostanza l’integrità fisica e psicologica di Nurcan Baysal;
  • Porre fine a tutte le forme di molestia, anche a livello giudiziario, contro di lei e contro tutti i difensori dei diritti umani in Turchia;
  • Rispettare tutte le disposizioni della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1998, in particolare gli articoli 1, 6 (a), 9, 11 e 12.2;
  • Garantire in tutte le circostanze il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente alle norme internazionali sui diritti umani e agli strumenti internazionali ratificati dalla Turchia”.

 

Queste le personalità cui indirizzare la petizione:

  • President of Turkey, Recep Tayyip Erdoğan, Fax: (+90 312) 525 58 31
  • Minister of Justice, Mr. Abdülhamit Gül, E-mail: ozelkalem@adalet.gov.tr
  • Minister of Interior, Mr. Süleyman Soylu, Fax: +90 (312) 425 61 30

 

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